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26 agosto 2006

SAN GIORGIO ALBANESE

Cenni sulla venuta degli Albanesi in Italia
La venuta degli Albanesi in Italia, che ha inizio alla metà XV secolo e si conclude nel 1744 con la fondazione di Villa Badessa (Pe), è dovuta soprattutto all’incursione dei Turchi nella penisola balcanica, ma è altresì favorita dagli stretti rapporti commerciali e militari, che legavano l’Albania all’Italia già nei secoli precedenti. Prima dell’invasione ottomana, infatti, frequenti erano le migrazioni verso i territori della Serenissima.
Le colonie, fondate a seguito dell’avvento dei Turchi, si stanziano nel sud Italia, principalmente in Puglia, Calabria e Sicilia, e in quei territori che Skanderbeg aveva ricevuto dagli Aragona in cambio dell’aiuto militare prestato per sedare i tumulti dei baroni locali. In linea generale, si può affermare che, nonostante sporadici passaggi di gruppi di albanesi in Italia sin dal XIII sec., è solo con la morte di Skanderbeg (1468) che si può parlare di veri e propri insediamenti di profughi in Italia.
La venuta degli Albanesi rappresenta per queste zone un momento di ripresa e di nuovo sviluppo; si trattava, infatti, di luoghi che vivevano un periodo di decadenza economica e sociale, alle quali era connesso un calo demografico dovuto anche a cause naturali, quali epidemie e terremoti.








La lingua albanese
L’albanese, lingua di origine indo-europea, è parlato in Albania (lingua shqipe), Grecia, Cossova, Macedonia, Montenegro e Italia (lingua arbëreshe). Essa si divide in due grandi dialetti: il dialetto ghego, parlato nell’Albania settentrionale, e il dialetto tosco, parlato nell’Albania meridionale. Come limite geografico dei due dialetti si prende il corso del fiume Shkumbini, che attraversa l’Albania centrale. La lingua letteraria shqipe, a base tosca, è stata definitivamente standardizzata con il Congresso sull’ortografia a Tirana (1972).Quanto all’arbërisht parlato in Italia, questo si presenta come una lingua a sé stante: esso, pur essendo di matrice tosca, si distacca dallo shqip sia per la presenza di caratteristiche proprie che di aspetti tipici del dialetto ghego. A questo si aggiungano gli elementi innovativi dovuti a cinque secoli di separazione e sviluppo linguistico in ambienti diversi.


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