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26 agosto 2006

CARLO GIULIANI PER NON DIMENTICARE

















Nel pomeriggio di venerdì 20 luglio 2001, quando ormai da ore Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perso il controllo della piazza, abbandonandosi a cariche indiscriminate contro cortei in grandissima parte formati da pacifisti, avviene il fatto più cruento che farà del vertice del G8 organizzato in Italia il primo a dover contare una vittima. La tragedia avviene in piazza Alimonda. Uno spezzone di uno dei tanti cortei massacrati nella vicina via Tolemaide dalle cariche decide di organizzare un minimo di risposta attiva in funzione di autodifesa. Nel mezzo degli scontri tra un drappello di carabinieri (comandato da un vice questore aggiunto della polizia) e i manifestanti finisce un gippone dell’Arma che, per imperizia dell’autista (Filippo Cavataio, un giovane di leva, assurdamente utilizzato in servizio di ordine pubblico) termina la sua corsa contro un muro. Il gippone – a bordo del quale si trovano tre ragazzi di leva – viene subito accerchiato da un gruppo di manifestanti con pietre e bastoni. Nonostante un altro drappello dei carabinieri sia a pochissima distanza, nessuno muove un dito per soccorrere gli occupanti del veicolo. L’attacco dei dimostranti è cruento. Tra di loro vi è Carlo Giuliani, 23 anni, romano di nascita, figlio di un sindacalista della CGIL, da tempo a Genova. Tra le mani ha un estintore che ha raccolto da terra.Dal finestrino posteriore del gippone ormai intrappolato spunta una pistola. La impugna Mario Placanica, carabiniere di leva, poco più che 20 anni anche lui. Placanica apre il fuoco. Due colpi in rapida successione. Giuliani viene colpito alla testa: muore praticamene sul colpo, mentre il suo corpo viene per due volte travolto dal gippone che riesce ad allontanarsi dal luogo della tragedia. Sulle prime un funzionario di polizia cerca di addebitare l’orrenda fine di Carlo Giuliani ad un sasso lanciato dai dimostranti. E’ un tragica menzogna. I carabinieri Mario Placanica e Filippo Cavataio, sulle prime, vengono incriminati per omicidio volontario. L’inchiesta durerà quasi due anni. Il 5 maggio 2003, con una sentenza a dir poco discutibile che sancisce l’uso indiscriminato della armi da parte dei corpi dello Stato (in pratica una vera e propria licenza di uccidere), Placanica e Cavataio verrano prosciolti dal GIP di Genova Elena Daloiso che, accogliendo le richieste del PM Silvio Franz, rifiuta il loro rinvio a giudizio.Eppure, proprio un processo avrebbe potuto sciogliere i mille interrogativi che circondano la morte di Carlo Giuliani. A cominciare dal giallo tutt’altro che fittizio di chi lo ha veramente ucciso. I dubbi che a sparare contro il giovane No Global sia stato davvero Placanica, infatti, crescono a dismisura con il passare del tempo.La mote di Carlo Giuliani finisce così nel grande buco nero dei Misteri d’Italia.

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